Questo è un giorno allegro ma dopo le riflessioni sotto l’albero credo sia giusto fare anche questa. La pena di morte è per un Paese civile ed un essere umano un orrore inconcepibile: Amnesty International che da sempre si batte per l’abolizione della pena di morte ha diramato un comunicato contro l’esecuzione di Saddam Hussein. Tempo fa circolava una mappa geografica su questa brutale forma di “giustizia” ancora in vigore in molti Paesi: il 94 % circa infatti delle esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Arabia Saudita, Usa, con 53 Paesi coinvolti. Qualche numero, tra l’altro non preciso, per dare una proporzione del problema della pena di morte che è ancora ingiustamente in vigore in troppi Paesi: era giusto condannare Saddam all’impiccagione ? Un errore politico e non solo è stato detto e sono d’accordo, non era giusto giustiziare Hussein ma queste sono le leggi di quel Tribunale e di quel Paese; è ignobile però che la politica salga sul carro della strumentalizzazione creando dichiarazioni ipocrite e di cattivo gusto. Il pensiero della gente, di chi non è al comando e getta bombe per il petrolio, lo si trova nei commenti ai blog come quello di Beppe Grillo, che almeno stavolta mi preme di linkare. Dai media di tutto il mondo poi si sono diffuse le immagini, per molte parti foto, dell’esecuzione: in rete l’orrore si diffonde più velocemente e facilmente (vi ricordate il controllo dei contenuti ?), ed ecco quindi rimbalzare i video dell’esecuzione di Saddam. Mi sono chiesto più volte se linkarli o meno poichè incutono un senso di sgradevolezza davvero enorme: i boia, il cappio allacciato, il viso di un uomo vicino alla morte. E’ ovviamente censurato (credo ci sia su Google Video o Youtube anche la versione completa, non ho il coraggio di indagare) e ve lo propongo qui sotto sconsigliandovi stavolta la visione; il mio pensiero è rivolto a tutti i condannati a morte con la speranza che si pensi più al loro recupero anche con la necessità di pene severe ma di giustizia, che alla loro morte. Forse siamo legati un po’ tutti al pensiero di Cesare Beccaria.

4 Comments

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  • Al solito la mia eccessiva sensibilità mi inibisce la visione di una simile testimonianza, come accadde anche nel caso della decapitazione di alcuni prigionieri iracheni, non ricordo più quali.
    La pena di morte è un argomento sul quale ho spesso riflettuto, e l’unica, costante matrice che ha sempre rispecchiato i miei pensieri, l’unica e sola conclusione alla quale sono sempre giunto è quella che uccidere non dovrebbe mai essere un atto di risoluzione, specie se tale atto è regolarizzato statutariamente; ma io stesso mi sono chiesto cosa avrei provato, come mi sarei posto nei confronti, ad esempio, di un dittatore che avesse mietuto vittime, direttamente o indirettamemte, nel mio stesso paese, tra le persone che mi vivono accanto, con cui sono a contatto ogni giorno. Mi sono immaginato il carico di dolore e rabbia che avrebbe montato in me, occludendo ogni possibile barlume di ragione; ma non sono comunque riuscito a vedere nell’uccisione, se non come un temporaneo placebo alla propria terribile insofferenza, una via d’uscita. Ricordo che su un murales, qui a Caserta, era scritto “Uno Stato che uccide non insegnerà mai che uccidere è sbagliato”…
    Per concludere, non voglio tirare in ballo complotti, segreti di stato, possibile complicanze di natura politica (alludo ai possibili – verosimili – complotti tra l’Iraq e gli Stati Uniti, su cui ogni giorno migliaia di politici, sociologi, uomini si cultura, indagano), perchè forse in questo caso tali argomentazioni potrebber o parere fuori luogo. Dico soltanto che l’atto dell’assassinio resta, indelebile, e spesso non fa altro che inasprire, piuttosto che sedare, non fa altro che aggiungere, piuttosto che togliere.

    Ciao Dario, e grazie per questo post.

  • @Sebastian: E’ anzi sempre un piacere ricevere commenti da un caro amico,prendo in prestito infatti la frase che citi perchè forse esprime meglio il concetto.
    Concordo in pieno con quanto hai detto, in circostanze del genere,forse perchè sensibili,siamo abituato a dare un giudizio esule da aspetti politici: purtroppo non tutti hanno lo stesso approccio a quanto pare.