Leggevo questo post di Giordano Bruno (nome pesante da portare in tutti i casi), un ragazzo italiano che è andato a studiare per 1 anno a San Francisco e che racconta le sue avventure sul blog.
Giordano è uno di quei nativi digitali, anzi un indigeno digitale, dei quali sentiamo parlare di continuo e ci dimostra che la visione dei giovani non è mai banale, soprattutto nei rapporti d’amicizia.

Giordano racconta come vive in Usa, lontano dagli amici e dal paese natale, senza Facebook:

Ma è davvero possibile sopravvivere senza facebook in questo paese? E nel caso si sopravviva, si rimane dei poveracci senza amici?
Se è ovvio che si può vivere senza il social network non è così ovvia la risposta alla seconda domanda. È davvero possibile mantenersi in contatto con tutte queste persone senza l’aiuto del mitico facebook?

La risposta, cari lettori, è no. È difficilissimo se non impossibile mantenersi in contatto con 500 persone senza arrivare alla sera con il cervello che fuma. Non si può informare ogni conoscente che abbiamo sulla faccia della terra ogni giorno delle nostre vicende di vita quotidiana e non si può sperare che quando rompiamo con la ragazza tutti i nostri amici ci lascino un commento che ci aiuta a farci stare meglio.
Ma dopotutto: chi se ne frega? Non fraintendetemi, io amo i miei amici. Il fatto è che non abbiamo bisogno di averne 500 al colpo. Le relazioni umane nella nostra vita non sono fatte per essere piatte e per restare sempre le stesse. Un periodo ci vediamo di più con A e un altro periodo con B. Perché vogliamo vederci con A, B, C e D contemporaneamente? Non facciamo altro che stressarci.
Sono certo che tutti gli altri exchange students conoscono più persone di me, perché utilizzano facebook. E io forse ne conosco un po’ di meno, ma le conosco meglio. Le cose alla fine dei conti si bilanciano e ognuno sceglie ciò che preferisce.

Sono convinto che 10 minuti al telefono che raccontano 7 giorni valgano di più che 10 mesi di aggiornamenti ogni ora via facebook.

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